Perchè mettersi in cammino? Le 14 frasi più veritiere!

“Para que sanes mis heridas, comprendas mis carencias, me protejas cuides de mis seres queridos amen…” Sierra de Cordoba, Argentina

La vita è un viaggio, non una destinazione.
(Ralph Waldo Emerson)

Non solo pellegrinaggio

Esigenza, sopravvivenza, per la curiosità di conoscere altri posti lontani, per migliorare la qualità della vita… E ancora per misurasi contro se stesso e superarsi. L’uomo nasce e inizia a camminare.

Il vero miracolo non è volare in aria o camminare sulle acque, ma camminare sulla terra.
(Lin-chi)

Mettersi in viaggio, in cammino è da sempre stata un’esperienza che racchiudeva diversi aspetti di crescita personale: fisica, mentale e sopratutto culturale.

Seppur spesso il cammino viene associato ai pellegrinaggi religiosi: commercianti, conquistatori, viaggiatori si incontravano lungo il percorso; e ancora nobili, poveri, stranieri. Le informazioni che si scambiavano lungo il tragitto erano molte.

Non è così anche oggi?

Tutti i più grandi pensieri sono concepiti mentre si cammina. – Friedrich Nietzsche

Non si riceve la saggezza, bisogna scoprirla da sé, dopo un percorso che nessuno può fare per noi, né può risparmiarci, perché essa è una visuale sulle cose.

(Marcel Proust)

Sono una parte di tutto ciò che ho trovato sulla mia strada.
(Lord Alfred Tennyson)

Roma, Santiago e Gerusalemme le mete del cristianesimo, ora come allora le più pellegrinate.

La Mecca è la meta islamica, secondo la religione ognuno almeno una volta nella vita deve affrontare il cammino.

E ancora nei popoli asiatici, il buddismo prevede il pellegrinaggio verso I luoghi più importanti della vita di Gautama Buddha.

La religione ebraica, oggi ha ripreso I pellegrinaggi verso il Muro del Pianto, Gerusalemme. E potremmo continuare ancora.

La felicità è un percorso, non una destinazione.
(Madre Teresa di Calcutta)

Non esistono due viaggi uguali che affrontano il medesimo cammino. – Paulo Coelho

Il senso della nostra vita è il cammino, non la meta. Perché ogni risposta è fallace, ogni appagamento ci scivola tra le dita, e la meta non è più tale appena è stata raggiunta.
(Arthur Schnitzler)

Perchè mettersi in cammino?

C’è chi viaggia per perdersi, c’è chi viaggia per trovarsi. (Gesualdo Bufalino)

Sono sempre in crescita il numero di persone che lasciano o accantonano tutto per partire alla scoperta di posti lontani. È una terapia che a qualcosa porta.

Inizi a camminare fino a dimenticare perchè hai iniziato, ma è talmente bello che non riesci a smettere!

Non c’è epoca storica che possa cambiare I sentimenti umani e il loro modo di ragionare in determinate circostanze. Gran parte di coloro che si mettono in cammino oggi non sono propriamente religiosi. Però qual’è la ragione che porta a compiere imprese a limite?

Non c’è cammino troppo lungo per chi cammina lentamente e senza premura; non c’è meta troppo lontana per chi vi si prepara con la pazienza. – Jean De La Bruyère

Non c’è tristezza che, camminando, non si attenui e lentamente si sciolga. – Romano Battaglia

Il cammino accende I sensi, tutti. La fatica, la fame, la sete, il sole e ogni altro disagio e la lentezza di ogni passo sono un mix di sensazioni forti, legate l’una all’altra che permettono di fotografare ogni preciso istante. L’intensità emotiva fa si che ogni sensazione rimanga viva nella memoria per sempre. L’ansia di voler arrivare, di calpestare un sentiero mai visto. E poi ricalpestarlo ancora.

Tutto questo è mettere in condizioni la mente di generare positività d’animo.

Il cammino è inoltre piacere scoperta e talvolta la migliore risposta quando si cerca qualcosa, senza sapere esattamente cosa.

I pensieri migliori li ho avuti mentre camminavo. – Søren Kierkegaard

Ho cercato di non barcollare; ho fatto passi falsi lungo il cammino. Ma ho imparato che solo dopo aver scalato una grande collina, uno scopre che ci sono molte altre colline da scalare. Mi sono preso un momento per ammirare il panorama glorioso che mi circondava, per dare un’occhiata da dove ero venuto. Ma posso riposarmi solo un momento, perché con la libertà arrivano le responsabilità e non voglio indugiare, il mio lungo cammino non è finito.
(Nelson Mandela)

Coronavirus: Come reagiscono i governi nell’America Latina

Nonostante il virus sia uguale in tutto il mondo, ogni nazione ha adottato differenti misure di sicurezza e varato manovre economiche. Alcune nazioni hanno usato maniere drastiche come l’Italia, altre hanno preferito salvaguardare l’economia e lasciare libero arbitrio ai cittadini.

I paesi dell’America Latina non sono uniti solo dalla paura del coronavirus, ma anche dalla sua dipendenza storica dal prezzo delle materie prime e dalla sua debolezza fiscale.

Sicuramente salvaguardare la salute e la propagazione del virus è fondamentale. Ma nessuna scelta è opinabile in quanto, diversi professori fanno notare quanto siano gravi i danni psicologici che una quarantena prolungata comporti sulla mente umana! Senza considerare il lato economico!

Tutto il mondo già è a una fase due, sulla base dei numeri, così può fare un bilancio di chi ha operato bene e chi meno bene. Vediamolo.

Argentina

Quarantena totale

  • Casi confermati: 4770
  • Casi su un milione: 106
  • Decessi: 246

Dopo i primi casi il presidente Fernandez ha messo tutti a casa per 15 giorni, senza sentire troppe storie. Prolungando questo per altri 10 giorni e successivamente aprire a qualche attività commerciale. La polizia circonda strade e confini provinciali e nazionali. I cittadini sperano che dopo il 10 Maggio qualcosa cambi. Fernandez ha pesantemente tassato i 200 uomini più ricchi del paese garantendo reddito ai più poveri.

Bolivia

Quarantena totale.

  • Casi confermati: 1594
  • Casi su un milione: 139
  • Decessi: 76

Le persone camminano un giorno alla settimana e solo al mattino. Nel fine settimana non puoi uscire di casa. Per strada nessuno tranne qualche veicolo d’emergenza. Chiusura dei confini per cittadini e stranieri. Anche qui la prima fase è stata prolungata.

Al 10 maggio la prossima scadenza, con la promessa di Jeanine Añez che la dall’ 11 maggio, andremo a una nuova forma di quarantena”

Brasile

Parziale chiusura di attività.

  • Casi confermati: 101.800
  • Casi su un milione: 482
  • Decessi: 7050

“Se chiudiamo o limitiamo i movimenti, cosa succederà a quelle persone che devono lavorare ogni giorno e che devono guadagnarsi da vivere? Cosa succederà al venditore ambulante, al venditore di giornali, al muratore, al camionista e agli altri liberi professionisti? ”

Bolsonaro si presenta così a una recente intervista. Uno dei pochi capi di stato che snobba le raccomandazioni dell’OMS, e del suo ministro della Sanità, Luiz Henrique Mandetta. Dopotutto il presidente brasiliano, ha affermato che il coronavirus era un’ “influenza”, quindi che motivo c’è di fare la quarantena? La vita continua, per chi si salva!

Peru

isolamento domestico obbligatorio

  • Casi confermati: 45.928
  • Casi su un milione: 1.429
  • Decessi: 1.286

Di notte il virus è più che pericoloso di giorno. Questo è uno dei paesi che adotta il Coprifuoco notturno. Però ha ridotto il traffico veicolare durante il giorno. A Lima perlomeno chi deve stare chiuso in casa sentirà meno clacson del solito!

Repubblica Dominicana

Coprifuoco notturno

  • Casi confermati: 7954
  • Casi su un milione: 768
  • Decessi: 333

Personale sanitario, settore elettrico, della sicurezza e della stampa continuano i propri impegni. Sacrificate invece attività commerciali, ad eccezione di mercati e farmacie. Chiusura dei confini e sospensione dei voli. Divieto di circolazione di autobus interurbani.

Cile

Apertura parziale di attività

  • Casi confermati: 19633
  • Casi su un milione: 1029
  • Decessi: 260

Coprifuoco notturno. Chiusura delle frontiere marittime, terrestri e aeree alle persone.

Uruguay

Quarantena non obbligatoria

  • Casi confermati: 655
  • Casi su un milione: 186
  • Decessi: 17

Il primo caso il 13 marzo.


Le misure di sicurezza hanno riguardato la chiusura della attività maggiormente affollate come: spettacoli, messe, cinema e matrimoni con gli ospiti.
Pacchetto economico di circa 22 milioni di dollari di assistenza sociale.

Ciò che è veramente interessante è il basso numero di contagi confrontato con tutte le altre nazioni e soprattutto il fatto che non è stata mai istituita una quarantena.

Colombia

Isolamento obbligatorio

  • Casi confermati: 7688
  • Casi su un milione: 156
  • Decessi: 340

Programma di aiuti all’economia per 15.000 milioni di dollari.

Il governo ha deciso di rafforzare i confini, dove centinaia di venezuelani sono stati arrestati dalle autorità colombiane. La pandemia di coronavirus sta assestando un colpo al traffico di droga, paralizzando le economie, chiudendo i confini ed eliminando le catene di approvvigionamento di sostanze chimiche in Cina(metanfetamina e il fentanil).

Costa Rica

  • Casi confermati: 45.928
  • Casi su un milione: 1.429
  • Decessi: 1.286

Chiusura dei confini terrestri, aerei e marittimi. Divieto di ingresso di stranieri. Sospensione di lezioni, concerti e accesso ai parchi nazionali. Chiusura di bar, club e casinò.

Riapertura di cinema e palestre. Saloni di bellezza, barbieri lavorano al 50/%, mentre l’accesso a spiagge e parchi è ancora chiuso.

Cuba

  • Casi confermati: 1649
  • Casi su un milione: 147
  • Decessi: 67

Chiusure delle frontiere. Telelavoro ove possibile. Sospensione di attività pubbliche. Le lezioni continuano.
Esenzione fiscale per il settore privato che non può funzionare.

Venezuela

  • Casi confermati: 357
  • Casi su un milione: 11
  • Decessi: 10

Per mesi il mondo ha chiesto notize ufficiali a un Venezuela già in ginocchio prima del virus. Francamente i dati risulano poco veritieri.

Panama

Quarantena totale obbligatoria

  • Casi confermati: 7197
  • Casi su un milione: 641
  • Decessi: 200

Due ore al giorno per l’acquisto di alimenti e medicine. Coprifuoco notturno. Chiusura dei confini aerei, marittimi e terrestri. Divieto di ingresso di stranieri. Sospensione delle lezioni. Divieto di eventi enormi.

Paraguay

  • Casi confermati: 396
  • Casi su un milione: 126
  • Decessi: 10

Chiusura di frontiere e aeroporti fino a domenica 29 marzo per ridurre l’impatto della pandemia COVID-19, che ha già rivendicato la sua seconda morte nel Paese.

Ecuador

Coprifuoco nazionale di 15 ore

  • Casi confermati: 29538
  • Casi su un milione: 1.692
  • Decessi: 1.580

Chiusura delle frontiere (meno per gli scambi), sospensione dei voli. Limitazione del veicolo e confinamento obbligatorio. Sospensione delle lezioni e lavoro faccia a faccia.

El Salvador

Quarantena obbligatoria

  • Casi confermati: 555
  • Casi su un milione: 180
  • Decessi: 12

Limitazione della mobilitazione gratuita. Chiusura di aeroporti, porti e frontiere terrestri alle persone.
Sospensione temporanea del pagamento per servizi quali acqua, elettricità, telefono, internet e carte di credito.

Messico

Allontanamento sociale

  • Casi confermati: 23471
  • Casi su un milione: 185
  • Decessi: 2184

Chiusura del confine con gli Stati Uniti. Chiusura di musei, teatri, cinema e zone archeologiche. Sospensione delle lezioni per un mese.

Guatemala

Coprifuoco dalle 16:00 alle 4:00

  • Casi confermati: 703
  • Casi su un milione: 72
  • Decessi: 18

Congelamento per una settimana di produzione industriale “non essenziale”. Chiusura delle frontiere agli stranieri. Divieto di trasporto pubblico e chiamate al telelavoro.
Due prestiti di emergenza da organizzazioni finanziarie internazionali per $ 450 milioni.
Estensione di 30 giorni dello stato di calamità decretata dal governo.

Honduras

Coprifuoco nazionale

  • Casi confermati: 1055
  • Casi su un milione: 115
  • Decessi: 82

Pianifica di fornire cibo di base per 30 giorni dal mercoledì alle famiglie più povere.

Siamo sicuri che le misure europee siano migliori? Specialmente dell’Italia… I dati lasciano dubitare!

Rimpatrio italiani: Alitalia continua a far parlare(male) di se!

Buenos Aires, 23 Aprile 2020

Finalmente il grande giorno è arrivato. Oggi per 135 italiani si torna a casa, le 5 brutte settimane di sofferenza finalmente possono essere lasciate alle spalle!

In parecchi hanno affrontato viaggi lunghissimi per arrivare all’alba qui, muniti di mascherina, muniti di tutti i documenti necessari per viaggiare e varcare l’aereoporto. (In questa foto immortalati mentre si preparano ad effettuare l’ultimo sforzo prima di mettere piede nell’amata terra)

Questo doveva essere il finale della storia di parecchi italiani. Purtroppo per alcuni di loro non è andata così!

Nei giorni dietro abbiamo raccontato il discorso dei 400 italiani in Argentina!

Dopo 5 settimane di quarantena forzata e nessun aiuto da parte delle istituzioni, i 400 italiani si sono attivati sui rispettivi sui social! Dopo qualche giorno qualche risultato è arrivato. Seppur con l’aggravante del prezzo elevato (1881€) l’Ambasciata ha comunicato la data di un volo e poi un altra.

Troppo presto per cantar vittoria? Ebbene si, da Alitalia a quanto pare ci si può aspettare di tutto! Dopo la questione dei biglietti la vicenda continua!

Qualche giorno fa dopo l’emissione dei biglietti!

Sara Bertagnolli e Luca Sguazzini attraverso un video raccontano la situazione.

Le 3 grandi beffe Alitalia in poche ore! Italiani presi in giro!

1. Voli di rimpatrio con posti limitati e a costi esorbitanti

Ebbene si, come più volte detto. Questa la prima ma non la più pesante nota da fare. L’ambasciata dopo 5 settimane di totale assenteismo, segnala il voli d’emergenza con prezzi da 1881 Euro a salire!

Secondo una breve indagine internazionale, confrontando i voli di rimpatrio da tutte le nazioni delle rispettive compagnie, si evince un prezzo medio di 400/700 €. A spiccare a livello internazionale sono i prezzi di Alitalia con cifre record in diverse parti del mondo.

2. Voli da Buenos Aires con soli 2 giorni d’anticipo

Tra i problemi fatti presenti dagli italiani qualche giorno fa (chi non è a conoscenza può cliccare qui) sono state esplicitamente messe a nudo le difficoltà di chi si trova fuori Buenos Aires, a oltre 2000 km. Molti infatti tra acquisto del biglietto, burocrazia e spostamento fisico, hanno bisogno di 2/3 giorni per raggiungere l’aereoporto di Buenos Aires. E puntualmente le autorità non avvertono in tempo! Il volo del 25 Aprile sarà disertato da molti per questo motivo.

3. La ciliegina sulla torta:

Oggi 40 italiani in fila per fare il check-in sono stati rimandati a casa! OVERBOOKING!

E qui tocchiamo il fondo. Per chi non lo sapesse, l’overbooking è quando un aereo vende più posti di quelli che ha a disposizione.

Ma come si fa?

Come è possibile vendere biglietti in più nelle condizioni d’emergenza in cui vertono i nostri connazionali?

E oltretutto non parliamo di piccole cifre…Sono 40! L’amara realtà è che oggi, dopo aver pagato 2000€, tanti italiani con la valigia pronta sono stati invitati a fare dietro front! L’ennesima presa in giro!

Non ci sono ulteriori commenti da fare. Lasciatelo voi un commento!

Condividete questo video per favore. Questo schifo va denunciato.

Pubblicato da Jesus Dart su Giovedì 23 aprile 2020
Carlo Collova, ragazzo siciliano denuncia lo scandalo dei voli

Alitalia negli anni ha ricevuto cospiqui aiuti pubblici suscitando più di qualche critica. A pagarne le conseguenze sono stati tutti i contribuenti. E oggi volta le spalle ai cittadini, anteponendo gli interessi in una situazione d’ emergenza!

Secondo voi sarà l’ultimo ben servito che Alitalia e tutte le istituzioni faranno? Ci aspetteranno ancora notizie del genere?

“Per favore portateci a casa!” Le voci di 400 italiani bloccati in Argentina implorano il rientro!

Il mondo intero si inginocchia dinnanzi al coronavirus, il mondo intero si trova a fronteggiare un’emergenza mai vista, una situazione che nessuno immaginava potesse diventare così complicata.

Per sorte l’Italia è stata colpita maggiormente e per prima dopo la disfatta cinese. A rendere conto alla pessima situazione sono il numero di contagi e di morti. Nonostante la curva si abbassi, quotidianamente il numero dei contagiati e dei morti rimane altissimo e si va a sommare a tutti gli altri.

A fare i conti con la dura realtà e in alcuni casi con le restrittive leggi locali, sono anche i numerosi italiani all’estero.

Ad oggi in Argentina, infatti, sono circa 400 persone. Non chiedono aiuti economici, non rivendicano diritti assurdi; solo il più legittimo: tornare a casa. Proprio così. Perché neanche con tutto l’oro del mondo, per un’infinità di impedimenti burocratici e scarso apporto delle istituzioni, una maniera non c’è.

Questa è la storia di tanti connazionali, per molti doveva essere il viaggio della vita, che si sta trasformando nel peggiore degli incubi.

Le leggi argentine e i dati

https://www.clarin.com/policiales/coronavirus-argentina-10-dias-33-mil-detenidos-incumplir-aislamiento_0_wEfS0kMQe.html

Dopo 10 giorni di quarantena, con qualche centinaio di contagi, si faticavano a contare gli arresti. Il presidente dell’Argentina Alberto Fernández dal 16 Marzo 2020 ha emesso leggi durissime di emergenza senza preavviso, tra questi provvedimenti: ha chiuso aereoporti, ogni provincia e ogni mezzo di trasporto. Senza mezze misure per nessuno. E con durissime sanzioni per chi viola queste ultime.

Apporto delle autorità italiane

Se le autorità italiane non organizzano voli e trasporti di emergenza, chi altro può farlo?

“Porteremo gli Italiani a casa dalle loro famiglie”

Sicuramente gli italiani sono un popolo che sa sopravvivere. La storia ci dice questo. Ma in questo caso se non sono le istituzioni a battere i pugni sul tavolo e imporsi, chi può?

Il messaggio da parte della farnesina è stato chiaro e recapitato spesso dalle reti pubbliche. Messaggio che ha rassicurato inizialmente.

Nei giorni seguenti, nessuno si è permesso di dubitare delle istituzioni, di controbattere. La sofferenza e lo spavento italiano è stata la prima preoccupazione per tutti. Comprensione e priorità alle difficoltà dell’Italia, rispetto per tutti i lavoratori. Però ora dopo 5 settimane di quasi totale abbandono in molti iniziano a non poter sopperire più autonomamente alle difficoltà.

La verità?Davanti queste prese in giro, ora i 400 italiani alzano la voce!

“Siamo viaggiatori, certo! Pronti a tutto… Ma questa è una pandemia! E la nostra casa non è qui.”

Analizziamo l’apporto delle varie autorità/enti (risposte di oltre 100 persone)

  • Farnesina/unità di crisi/ministro dei trasporti: NON PERVENUTI. Non hanno mai risposto a un’email o a una chiamata;
  • Ambasciata dei cittadini italiani a Buenos Aires: INEFFICIENTE. Si è limitata a inviare comunicazioni(uguali per tutti) via email, con le date dei voli di rimpatrio da Buenos Aires. Non offrendo però soluzioni valide per raggiungere la capitale. Non ha risposto a nessuna richiesta o domanda, email o telefonata.
  • Consolati vari: Solo per alcuni, in determinate province è stato presente, telefonicamente. Ma la presenza non è andata oltre a un conforto. Il consolato non ha nessun potere, se non quello di organizzare i trasporti. E i trasporti d’emergenza verso la capitale non sono stati organizzati.
  • Autorità Argentine(Municipale, Protezione Civile, Polizia, compagnia di linea (Aereolinas Argentinas): ASSENTE. Non riguarda loro, questa la loro politica.
  • Presidente Alberto Fernández: Non ha mai speso una parola per i malcapitati turisti. Ogni volta che parla aumenta le restrizioni. Ultimamente ha dichiarato che per uscire a fare compere bisogna portare con se assolutamente il DNI (documento di identità locale); i turisti quindi si sono chiesti se avessero potuto continuare a uscire per fare compere, poiché sprovvisti di DNI (provvisti esclusivamente di passaporto).

Inevitabili confronti con le altre nazioni

Intanto nelle strade vuote talvolta si vedono passare autobus del Consolato di Francia, Svizzera, Germania. Tutti i turisti europei che giorno dopo giorno stanno tornando a casa. Ad oggi se facessimo un bilancio dei turisti europei bloccati, gli italiani sono in netta maggioranza.

Meccanismi per rimpatriare/Come si potrebbe tornare a casa?

Per raggiungere Buenos Aires sono necessari:

  1. Biglietto di volo di rimpatrio. Gli aereoporti italiani e argentini effettuano solo voli d’emergenza. Pertanto i primi voli disponibili(che sicuramente verranno cancellati) sono a Giugno. L’ambasciata Italiana a Buenos Aires, la Farnesina e l’aereoporto di Buenos Aires devono fissare un volo d’emergenza.
  2. Fissato il volo è necessario acquistarlo e mostrare ai vari posti di blocco quest’ultimo. Si può raggiungere Buenos Aires solo esclusivamente per prendere un volo entro le successive 24 ore.
  3. I consolati vari, quando indicano la data del volo, suggeriscono due modalità per raggiungere la Capitale federale: noleggiare un auto o andare in taxi. Quindi prendiamo come esempio quelli che sono a Rio Negro (parte del sud dell’Argentina): dovrebbero affrontare un viaggio di 26 ore (1700 km) senza soste, senza contare i costi elevati del taxi.

Questa è la storia parallela di centinaia di connazionali, dopo settimane in difficoltà, quella vera!

Articolo Scritto da Simone Grimaldi :https://www.instagram.com/simonegrimaldi.world/

Ringrazio Sara Bertagnoli per la collaborazione e il video: www.youtube.com/leawvlog e Instagram www.instagram.com/l_e_a_w

4 regole senza le quali non imparerai mai una lingua + 5 Luoghi comuni in cui ti imbatterai!

Consigli utili sull’approccio:

Tecnicamente più o meno tutti sappiamo come iniziare a studiare e apprendere una lingua: prendere lezioni private, corsi online o libri.

Tuttavia spesso i risultati faticano ad arrivare e non è assolutamente una questione di capacità!

Ho voluto raccogliere tante esperienze e problematiche riscontrate da persone che si sono cimentate nell’apprendimento di nuove lingue, con ottimi risultati finali! I consigli migliori sono tutti in questo articolo. Non vi resta che leggerlo.

1. Capire perché si intende studiare una lingua

Può sembrare una domanda stupida, ma è il primo punto e fondamentale.

Le intenzioni, la necessità e la volontà sono coefficienti che non possono mancare. Più volontà e impegno si mette, più l’obiettivo è raggiungibile in minor tempo e con migliori risultati.

Molte persone hanno passato anni a studiare meccanicamente sui banchi di scuola, senza apprendere praticamente nulla. Il fatto che è solo un‘imposizione limiterà l’apprendimento solamente allo stretto necessario.

Credo quindi che bisogna avere una motivazione e dare un senso a ogni cosa che si studia, che possa essere un’esigenza di vita, superare di un esame, conseguire un posto di lavoro o una semplice forma di curiosità.

2. Vivere in un luogo dove si parla la lingua in questione

Questo è fondamentale, per ascoltare, memorizzare, per imparare le frasi fatte, per associare parole ad azioni e per imparare l’accento.

Un mese fuori in solitaria si può equiparare o superare addirittura un anno di studi. Con un anno di studi sicuramente non riuscirai a cavartela solo all’estero da subito, al contrario dopo un mese fuori senza sapere una parola al principio, sicuramente saprai le cose basilari. Praticare e studiare sono due metodi completamente differenti che in simbiosi danno risultati eccellenti.

Per parecchi sicuramente risulterà impossibile andare per un lasso di tempo all’estero. In questo caso, consiglio di simulare nella quotidianetà una situazione simile. Parlare la lingua in questione con chiunque vi capisca, cercare nuovi termini, vedere film e programmi(quando si ha un livello discreto). Ripetere a mente frasi.

se non puoi viaggiare ci sono alternative:

  • Trova un amico/a con cui parlare spesso, se madrelingua ancora meglio;
  • Tutte le grandi città organizzano aperitivi o giochi aperti a un pubblico; internazionale, con il fine dell’interscambio culturale. Non c’è migliore occasione per implementare;
  • Mantieni i contatti con i tuoi amici all’estero.

2.1. Entrare nella cultura del posto

Quando si sta fuori è bene integrarsi con le persone: vi capiterà di non trovare la parola giusta in un discorso e vi verrà suggerita da loro e vivrete con meno imbarazzo la paura di sbagliare.

3. Non scoraggiarsi

Ci saranno cose difficili da apprendere: parole, verbi, coniugazioni ma non vale la pena mollare. Ci sarà sempre qualcuno pronto a buttarvi giù di morale, fa parte del gioco.

Sapere lingue da molta stima e sicurezza di se stessi, ognuno che la impara ne va fiero e ragione per cui non demordere.

Le paure, le ansie e gli stati d’animo influiscono molto. Potete sapere molto ma sfruttare solo una piccola percentuale di tutto se non siete in un clima di tranquillità d’animo e di armonia; solo così utilizzerete a pieno le vostre potenzialità.

Tutti studiando a casa, pensano di avere buone capacità, per poi andare all’estero e notare che tutto è più complicato. Anche questo fa parte del gioco.

Confrontarsi con persone madrelingua o con amici che sono all’estero da molto più tempo di te, spesso può essere deprimente. Confrontatevi solo con voi stessi.

In situazioni potenzialmente imbarazzanti all’estero, un buon consiglio è specificare che parlate poco e state apprendendo. In questo modo se non capite sarà anche una loro responsabilità. E fidatevi, dopo un po’ vi diranno: ” Ma non mi hai detto che non parlavi??”

4. Studiare continuamente/Ripassare

Più tempo praticate la lingua, più tempo vi rimarrà memorizzata. Come il fisico, la mente va allenata e stimolata continuamente. Quindi anche quando avrete un buon livello, soddisfacente per voi, ricordate talvolta di esercitarvi!

Un buon metodo per apprendere continuamente è scrivere sul cellulare o su un’agenda velocemente una parola sconosciuta ascoltata nell’arco della giornata. La sera andarla a vedere e contestualizzarla in una frase.

I punti elencati prima sicuramente sicuramente nel giro di poco vi permetteranno di vivere in un posto e parlare molto tranquillamente. Ora dipende da voi, dal livello che volete raggiungere. Buona fortuna!

Falsi miti

In molti dicono che per parlare bene una lingua bisogna studiarla da piccolo: FALSO

Lasciamo perdere i professori, gli scenziati del caso o gli amici che vi ripeteranno questo.

L’accento della tua madrelingua si percepirà sempre:

VERO E FALSO

Nella maggior parte dei casi è così. Noi italiani abbiamo accenti molto marcati e radicati che da un momento all’altro spuntano fuori. A deviare questa dicitura più sul FALSO sicuramente c’è l’impegno. E mantenere un’originalità nel parlaare è una cosa positiva.

Non è necessario studiare, basta solo praticare:

FALSO

Questa afferazione è strettamente correlata al livello cui si intende arrivare: se vi accontentate dello stretto necessario per sopravvivere va bene, sicuramente però con l’ausilio di qualche libro si avranno risultati migliori.

“Impara la lingua con un corso di 10 ore!”

FALSO

Neanche serve commentare, però tutti riceviamo e-mail e pubblicità del genere. Meriterebbero la denuncia.

Non si possono imparare più lingue contemporaneamente

FALSO

Pare che la mente umana sia in grado di immagazzinare molte informazioni contemporaneamente o comunque è talmente elastica che si adagia molto facilmente. Tutti gli studenti contemporaneamente imparano più lingue, spesso con ottimi risultati. Sicuramente il tempo redistribuito rallenterà, ma di certo non si può dire impossibile per così poco.

Ancora buona Fortuna guys!

Viaggiare ai tempi del coronavirus…

Un mese fa alla sierra de Cordoba, lo ricordo ancora, avevo comprato un pollo e in compagnia di un’amica lo stavamo per mangiare in riva al lago. Tempo di buttare l’immondizia e decine di formiche avevano preso d’assalto il pollo.

Ci guardiamo in faccia, esclamo “formigas proteinas” e senza pensare troppo, si mangia.

E ora devo girare con la mascherina.

Di fronte alla paura, all’emergenza, tutto il mondo è uguale.

Tante critiche dagli italiani agli italiani, dagli stranieri agli italiani. Pare che il mondo è pieno di gente comprensiva e buona, istintiva, irrazionale, incivile e egoista. In egual misura.

Questo è quello che ho scritto/pensato 10/20 Febbraio fino a una settimana fa.

Nei giorni dietro qui nel mondo ho visto gente scansarsi da me, deridermi o avere paura in quanto sono italiano.

Tramite i social ho assistito a centinaia di insulti verso i cinesi da parte di italiani, compreso mio padre, il quale ogni sera al telefono mi chiedeva quanti ce ne fossero e ripeteva di scappare da loro!

Qualche giorno dopo ho assistito telematicamente al fattaccio di Milano.

Magari gli stessi che hanno seminato razzismo, sono scappati. Magari gli stessi che per giorni fuori dall’Italia, per non accollarsi le responsabilità del caso, hanno detto di essere svizzeri o francesi.

Però ammetto che c’è stata e tuttora c’è una gran parte, di italiani e di persone all’estero in grado di comprendere, la sofferenza e non infierire.
Perché il razzismo non serve a nulla.
Spero che alla fine di tutto, questa esperienza servirà a capire quanto sia importante stare uniti e non essere egoisti, perché la partita si vince nel collettivo.
L’odio non è la soluzione.
E talvolta quando mi hanno deriso o isolato avrei voluto riempire di botte il primo che capita per sfogare questa rabbia, per la situazione, per la sofferenza che l’Italia stava e sta provando.

Io stesso, insieme agli altri, quando a Buenos Aires arrivò un koreano ad alloggiare con noi, ho infierito pesantemente. Ma la storia del Karma che ti fa un culo così è vera!

Quindi quando poi mi è capitato di ricevere lo stesso ben servito, pensai che la soluzione non è di abbassarsi a livelli di coloro che insultavano e deridevano me e la mia Italia.

E la mia tattica di aspettare si è rivelata giusta! Questione di giorni.

Il pre-coronavirus in sud America

Conoscevo a malapena quelli che ora sono i miei amici, sentivo parlare ampiamente del virus in Italia, ma non a Buenos Aires.

Prendevamo in giro qualche cinese. In Italia iniziava la paranoia del covid e negli stessi 2 giorni avveniva il capodanno cinese.
Fui a Belgrano, Barrio chino, a festeggiare tranquillamente.

Grande festa di capodanno a Belgrano (Buenos Aires)

Non mi toccava minimamente, nonostante papà ogni giorno al telefono mi ripeteva di allontanare i cinesi! Un classico.

Fatto sta che mia sorella aveva un volo per la Thailandia, allora secondo paese più colpito. Tutti proviamo a convincerla a non andare.
15 giorni dopo del capodanno cinese e di tutti gli altri fatti, mia sorella mi raggiunge a Baires, cambiando la destinazione del suo volo.

Intorno ai primi di Marzo camminavo una media di 30 km al giorno e forse per questo non mi sentivo bene o forse perché 10 giorni prima ero stato al la festa cinese. Qualche piccola paranoia mi saliva.
Nello stesso giorno inizio a vivere male la questione coronavirus per la prima volta, quando a piazza di maggio, un signore mi offre il mate e poi in quanto italiano, lo tira indietro. Non avrei mai accettato, però…
Segue il mio viaggio con mia sorella a Jujuy nel nord, Salta etc.
E gli episodi spiacevoli si susseguono.

B&B, alloggi, quasi schifati nel ricevermi. Preoccupati. Mia sorella credo non vedeva l’ora di rimpatriare!
Torno a Buenos Aires, dove avevo amici e la situazione pare normale, nei comportamenti.

Ma al 10 di Marzo si contavano 18 contagiati.

Io me la scampo pelo pelo, avevo un volo prenotato per Bariloche, dove sono ora. La popolazione non era felice di ricevere italiani!
E il giorno in cui chiusero le palestre in Italia, ho smesso anche io di andarci, pulivano o e disinfettavano tutto dopo che usavo attrezzi e roba varia.

Un dejavu

Adesso: Supermercati all’assalto, niente mascherine, niente igienizzante. Gente malfidata, evita gli italiani. Però si a braccia e bacia, Como estas? Que tal?
Si mette le mani al naso, in bocca. E i saponi sono sempre confezionati.
Ancora si passano i mate, le sigarette, mangiano nello stesso piatto.
Però l’italiano no!

Ora qui in Argentina, cronologicamente di 10 giorni, cittadini e istituzioni fanno le stesse esatte cose che sono successe in Italia:

  • Buenos Aires 20 contagiati(considerata la popolazione, un numero irrilevante): tutti scendono al sud, a bariloche, dove tempisticamente e casualmente mi trovo anche io;
  • E come trattavano noi i cinesi, loro ora trattano me, in quanto italiano. Ma non importa, capiranno;
  • Scuole chiuse, parchi chiusi, escursioni chiuse, hotel chiusi.

“Que re lindo dia por no hacer nada!”

E ora non posso fare un emerito cazzo!

Argentina, Cile, Uruguay, Colombia, Perù chiudono le frontiere. Trasporti fermi per 4/5 giorni. Ma non me la prendo a male più di tanto neanche io. Quarantena sia!

Messico: 5 posti da evitare + 5 posti dove avere gli occhi aperti!

Quindi hai deciso di prenotare il tuo viaggio in Messico?

Ottima idea! La cultura, la storia e la cucina messicana sicuramente ti incanterà! Sarà un viaggio bellissimo.

Come ben saprai questa nazione ha complicati problemi interni e alcune città sono considerate tra i posti più pericolosi al mondo. Ma non ti scoraggiare, l’importante è avere un quadro preciso della situazione, è consigliabile quindi evitare posti più pericolosi e come in ogni parte del mondo è bene sempre avere gli occhi aperti!

Ci sono molti articoli riguardanti il Messico, spesso confusi e inesatti. Per questo motivo sono stato molto scrupoloso nel confrontare le notizie con la realtà del posto. Alla domanda Si può viaggiare sicuri in Messico?

Rispondo SI, si può viaggiare sicuri, da soli o anche in famiglia. Tuttavia è bene informarsi. Ho voluto classificare qui alcuni posti o città da evitare in questo momento, aggiungendone altre che consiglio di visitare, prestando attenzione. La raccomandazione è valida comunque in ogni regione!

  1. Acapulco: (106,63 omicidi per 100.000 abitanti) Se qualche anno fa era il centro della movida mondiale, dove i vip andavano a spendere il loro soldi durante le vacanze, ad oggi è sede di numerose sparatorie. Proprio in questo periodo Acapulco la zona è il punto di contesa dei cartelli!
  2. Veracruz: Viene definito uno stato fuori legge persino dagli abitanti. Pare che qui si siano verificati spiacevoli episodi che hanno coinvolto sia innocenti e sia profili importanti come Maricela Vallejo Orea, la sindaca di Mixtla de Altamirano.
  3. Sinaloa (Culiacan, Mazatlan): se si parla di narcos, la storia inizia qui e qui probabilmente è uno degli epicentri più pesanti. C’è una concentrazione altissima di delinquenza e lo stato sembra non riuscir a tamponare. Qualche mese fa, El Raton, nonchè Ovidio Guzman, uno dei figli del Chapo, è stato arrestato. All’arresto ha seguito una ribellione narcos. Scontri a fuoco hanno messo a soqquadro la città e innescato una guerra armata con la polizia, coinvolgendo innocenti. Con conseguente rilascio del narcos. Lo stato qui è palesemente impotente!
  4. Chiuaua: zona divisa tra il cartello di Juarez e il cartello di Sinaloa, proprio questi ultimi hanno firmato il massacro nei confronti della famiglia dei mormoni statunitensi lo scorso Ottobre 2019. La serie di teleferici a Barranca del Cobre, è presente in molti cataloghi di turismo e per i turisti più coraggiosi e amanti della natura è un’ottima escursione. Tuttavia viene chiamata anche la funivia del cartello e immaginate voi il perchè. Non sono riuscito a trovare nessun ragazzo del posto entusiasta ad accompagnarmi a Chiuaua, spero di poter screditare presto queste parole!
  5. Monterrey: (Ciudad Victoria 56,16 omicidi per 100.000): Nel 2011 il casinò di Monterrey è stato invaso da narcos armati che hanno rapinato e provocato un incendio, con oltre 50 morti inncenti. Il carcere di questa città non ha più posti, nel 2011 proprio all’interno del carcere è avvenuta una disputa tra cartelli: Los Zetas e il cartel del Golfo, con 49 morti e 12 feriti. Le faide tra Cártel de Noreste (CDN) e Cartel Jalisco Nueva Generacion e Los Zetas sono all’ordine del giorno.

Le 5 Zone del Messico dove prestare la massima accortezza:

  1. 1. Los Cabos, Messico: (111,33 omicidi per 100.000 abitanti) Ad oggi Cabo San Lucas è la città con più omicidi al mondo, tuttavia questo riguarda sempre faide tra cartelli. Ho passato qui 7 giorni e non mi sento di includere nella lista da evitare, tant’è vero che l’ho inserito nell’articolo Viaggio in Messico: 12 posti più belli! Questo perchè comunque ci sono tanti turisti, tanti bei locali, però allo stesso tempo è facile incontrare tipi poco raccomandabili in discoteca,spacciatori e drogati per le strade in notturna; comunque è pieno di polizia e di security nei locali. Se si opta per visitare questo posto nella Baja California Sur è rigorosamente necessario rispettare le regole che ho trascritto nell’articolo precendente!
  2. La Paz: (84,79 omicidi per 100.000abitanti) Non avrei mai pensato che questo posto potesse essere considerato pericoloso, ma essendo tra le 10 città con più assassinati al mondo, i sento di includerlo tra la lista. Alla fine dista 2 ore di auto da Cabo San Lucas. Qui non ho incontrato molti turisti, forse solo gente di passaggio.
  3. Ciudad Victoria: (83,32 omicidi per 100.000 residenti) Stesso motivo di La Paz, numero di omicidi tra i più alti al mondo. Il rischio di trovarsi coinvolti c’è. Direi di stare molto attenti o meglio anche di evitarla, poichè non ci sono particolari posti da visitare, se non le spiagge, ma che comunque son presenti nella stragrande maggioranza delle città!
  4. Tijuana: (100,77 omicidi per 100.000) Per molti rappresenta la partenza e l’arrivo e spesso la permanenza. Sono tantissimi che partono dalle zone più remote del sud America per tentare il sogno americano, poi non riescono a oltrepassare il muro e rimangono a Tijuana. Questo è il motivo per cui è sovraffollata. La multietnicità e la presenza del cartello, la coronano da parte di alcune riviste la città più pericolosa al mondo. Oltretutto qui è l’unico posto del Messico dove si verificano con frequenza stupri.
  5. Citta del Messico: furti e rapine sono all’ordine del giorno e i tentativi di contrastare questi fenomeni a oggi si sono rivelati quasi del tutto inutili. I quartieri più pericolosi sono Naucalpan, Tepito, Ecatepec. Nelle ore notturne eviterei anche il Centro Storico.

Se stai organizzando il tuo viaggio in Messico potrebbe interessarti anche:

Messico oggi: Tra Narcos e realtà!

Si può viaggiare in Messico?

Basta “googlare” le città più pericolose al mondo e sul podio vediamo città messicane. Non posso affermare il contrario, in quanto i fatti, la percentuale dei morti è alta. Credo tuttavia che la stampa, i giornalisti come spesso fanno, sfruttano le notizie a loro piacimento per fare sempre l’articolo scoop! (E mi riferisco anche al video delle Iene, Cizco la mattanza dei narcos, che reputo montato a pennello!).

Credo sia doveroso quindi andare a fondo sulla questione, in quanto se siete viaggiatori, se amate la storia, la scoperta e la natura, se vi piace assaporare cibi e culture diverse, dovete andare in Messico.

Ho scritto diversi articoli sul Messico, in questo articolo voglio fare chiarezza sulla situazione narco-politica attuale, molto complessa. Ma premetto subito che questa non si incrocia in nessuna maniera con i turisti, i quali sono tenuti comunque a prestare le dovute accortezze.

Quindi sì, si può viaggiare in Messico in maniera sicura.

Se anche voi state organizzando il vostro viaggio in Messico, leggete anche gli altri articoli che ho scritto.

Perchè il Messico viene considerato pericoloso?

Fino agli anni ’90 l’export di cocaina nel mondo rappresentava un mercato unitario, prettamente colombiano. Come parecchi già sapranno nel 1993 Pablo Escobar è stato ucciso. Negli anni successivi, c’è stato un breve passaggio del testimone agli altri cartelli colombiani, smantellati dalle forze dell’ordine.

I cartelli messicani dal 2000 in poi hanno assunto il pieno controllo del narcotraffico e oggi sono ciò che qualche decennio prima costituivano i cartelli colombiani.

Differenze cartelli colombiani e messicani

Le autorità locali e i servizi segreti americani dapprima hanno neutralizzato e smantellato tutte le organizzazioni di narcos, forti dell’esperienza colombiana, ma si sono trovati difronte gruppi con un’ organizzazione più efficace rispetto ai vecchi cartelli.

El Chapo con il suo cartello di Sinaloa, ha assunto le sembianze di un vero e proprio boss, come Escobar a Medellin. Egli primeggiava e gestiva ogni traffico, rendendo veramente quasi irrilevante il resto degli altri cartelli.

Dopo la sua tanto attesa estradizione le cose a quanto pare invece di migliorare, sono peggiorate.Ad oggi infatti non ci sono cartelli che si sono affermati leader, ogni organizzazione ha la sua zona,mercato e confini.

Tutti i cartelli che prima dell’estrazione di Joaquín Archivaldo Guzmán Loera detto il Chapo potevano essere considerati subordinati, hanno intravisto la possibilità di guadagnare terreno e imporsi sugli altri. Questo ha generato un continuo spargimento di sangue.

Lo stato ha enorme difficoltà placare la violenza nelle strade, e oltretutto ha enormi difficoltà anche ad individuarli geograficamente, poichè i loro processi per pulire il denaro sono molto elaborati.
Oltretutto anche se i narcos di oggi sono violentissimi, le loro uccisioni sono sempre mirate a profili bassi e dei rivali, evitando di coinvolgere le autorità internazionali e aiuti da altri fronti.

Chi sono i protagonisti della guerra in Messico?

Le guerre messicane si combattono su scenari differenti:

  • Guerra tra cartelli messicani per la presa di potere;
  • Guerra tra cartelli e Stato;
  • Guerra tra cartelli e Autodefensas (più avanti vedremo cos’è)
  • Incomprensioni e ingiustizie, mancanza di accordi tra Autodefensas e stato.

Quanti e quali organizzazioni criminali ci sono?

1. Cartello del Golfo

Chiamato così perchè affaccia sul golfo del Messico, ma opera su tante regioni. Dopo la delicata faccenda del Chapo sono stati il primo a costituire un esercito per provare l’espansione.

Negli anni 2000 hanno infatti ingaggiato i Los Zetas e controllato gran parte del mercato degli stupefacenti, oltre a fare rapimenti e estorsioni.

2. Los Zetas

Questo gruppo composto da paramilitari, qualche anno dopo essere stati assoldati da quelli del golfo, decide di staccarsi per lavorare autonomamente e di stipulare alleanze strategiche (Fratelli Beltran,Leyva e Los Negros) per fare la guerra a tutti gli altri cartelli. Sono i più addestrati tatticamente e fisicamente e sicuramente se c’è un’organizzazione primeggiante è la loro.

Quando i Los Zetas lavoravano per il cartello del golfo, i rivali del cartello di Sinaloa per contrastare arruolarono anch’essi un numero cospiquo di paramilitari, chiamati Los Negros. Anche i Los Negros si sono dopo breve tempo staccati da Sinaloa e paradossalmente si sono uniti proprio contro gli ex rivali Los Zetas.

Sono responsabili non sono di crimini e traffico di droga, ma anche rapimenti con conseguenti richieste di somme di denaro, estorsione e racket. Pare che collaborino anche in Europa tramite la ndrangheta.

3. Cartello di Sinaloa

Tutti i figli del Chapo uniti con il cartello, dopo il suo arresto hanno firmato numerose morti, mutilazioni per dimostrare agli altri che il cartello di Sinaloa non si era indebolito. Ma ciò non è bastato.

Come già detto in precedenza, a questo cartello appartenevano i fratelli Beltrán-Leyva e i Los Negros(inizialmente braccio armato per combattere i Los Zetas), i quali si sono staccati e alleati con i Los Zetas con l’obiettivo di eliminare tutti gli altri cartelli.

Il porto di Acapulco è un punto strategico conteso da parecchi cartelli e epicentro di centinaia di dispute violentissime tra Sinaloa e tutti gli altri cartelli.

A Ottobre 2019 c’è stato un episodio assi rilevante a dimostrare l’impotenza dello stato. Ovidio Guzman, detto El Raton, è stato arrestato. I narcos per giorni muniti di mitra e granate hanno girato per le coste messicane, messo in ginocchio lo stato e costretto a liberare il narcos.

4. Cartello di Juarez

Chiuaua è un’altra zona molto ambita, poichè Juarez si trova proprio a un passo dal Texas. Quelli del cartello di Juarez durante questi anni hanno disputato numerose lotte proprio con i rivali di Sinaloa. Parecchie di queste dispute sono rimaste in mente a molti, in quanto non si sono limitati a sparare, ma le morti brutali avvenivano dopo scuoiamento, teste tagliate e le mutilazioni

5. Tijuana

Arellano-Félix fino a qualche anno era il boss di uno dei cartelli più potenti. Il confine con la California e il collegamento con la Bassa California spesso cataloga Tijuana la città più pericolosa al mondo.

C’è da dire però che qui lo stato, rispetto ad altre zone maggiormente dimenticate, ha fatto bene il suo dovere, ha difatti arrestato esponenti importanti, neutralizzando quasi del tutto il cartello di Tijuana.

Per mantenere vive le rotte infatti c’è stata un’unione tra diversi rimaneggiati cartelli: Tijuana si è unita a quelli del Golfo dopo l’uscita dei Los Zetas. E a completare il quadro si è unito anche il Cartello di Oaxaca.

Autodefensa


“Lo stato non mi tutela, mi sono stancato di subire repressioni, se proprio devo morire, preferisco farlo combattendo!”

Questa organizzazione è più particolare e complessa di quello che sembra. Precisiamo che non è un cartello, ma nasce come una protestante “polizia comunitaria” nel golfo del Messico con lo scopo di autotutelare il territorio, i cittadini e gli imprenditori locali.

Nasce nel Michoacán nel 2011, ad oggi comprende lo stato di Guerrero e Chiapas, contando circa 25000 esponenti. Una grande organizzazione, appoggiata da gran parte della popolazione.

Il cartello nei confronti degli imprenditori garantiva sempre una sorte di pax mafiosa.

Nel Marzo 2011 in Michoacan però si sono presentati, firmando numerose impiccagioni, i Caballeros Templarios: nuovo cartello della droga. L’obiettivo di questo gruppo era di staccarsi dalla Familia Michoacana e sottrargli l’egemonia sul territorio.

Ovviamente questo ha segnato subito scontri con gli altri cartelli e centinaia di morti. Per finanziare la guerra i Cavalieri hanno usato racket contro imprenditori e estorsioni, hanno violentato e ucciso mogli e figlie di imprenditori, incendiato campi, rapito i loro figli. La pax mafiosa è cessata. Le Autodefensas che già tramavano da tempo, scendono in campo.

Ideatori del movimento armato:

  • Estanislao Beltrán: chiamato Papá Pitufo (grande puffo) per il suo aspetto, difatti è un allevatore con una bianca barba lunga; 
  • José Mireles: chiamato El Dottor, un medico baffuto dallo sguardo di ghiaccio. 
  • Hipólito Mora: vero fondatore delle autodefensas in Michoacán e vero leader, padre di undici figli avuti da cinque mogli. Anch’egli è un allevatore di bestiame.
  • Alberto Gutiérrez: “El Cinco” è il leader a Parácuaro, cuore del Messico, prima era un coltivatore di limoni.

Situazione stato/autodefensas

All’inizio le autodefensas giravano su pick-up armati e con il viso coperto, come i narcos. C’è stata subito incertezza da parte del popolo, della politica, delle autorità. Lo stato in tutta la questione era chiamato a prendere una posizione.

Il governatore del Michoacán, Fausto Vallejo, si diceva contrariato, così come il Procuratore Generale, Jesús Murillo Karam, più volte ha dichiarato di voler fermare l’avanzata delle autodefensas.

La potenza e la determinazione delle Autodefensas, l’impotenza dello stato nel placare i narcos e l’appoggio dei cittadini, hanno costretto lo stato a ritagliare un ruolo nella vicenda.

La prima alleanza Polizia-vigilantes organizzati(autodefencas) prevedeva che questi ultimi potessero circolare armati nelle comunità, ma non nelle autostrade.

Dati certi ci sono: a voi la valutazione!

  • Le Autodefensas hanno combattuto guerre asprissime contro i narcos, liberando Michoacan dai cartelli. Sono infatti intervenuti con un’ottima strategia durante la guerra tra cartelli(Caballeros Templarios e il cartello di Michoacan) costringendo i narcos alla ritirata.
  • Lo stato ha usufruito delle autodefensas in diverse operazioni(come quella citata), ma comunque nel 2014 ha fatto arrestatare circa 90 leader delle autodefensas. E questo potrebbe generare dubbi sull’onestà dello stato.
  • Le autodefensas usano metodi criminali per smantellare i narcos, questo significa traffico di armi. Secondo testimonianze popolari, per finanziare la guerra oltre alla vendita illegale di armi, le autodefensas si sono cimentate anche nella vendita di stupefacenti.
  • Non c’è alcuna prova che possa catalogare le autodefensas pari ai narcos. Qualcuno denuncia collusioni di questi gruppi col cartello Jalisco Nueva Generación o infiltrazioni mafiose nel movimento. è un dato di fatto che alcuni ex narcos, dopo aver scontato la loro pena si sono aggregati alle autodefensas, ma ciò non può costituire reato. La linea legale/illegale è sottile, ma le autodefensas l’hanno rispettata.

Riflessioni

Il rapporto stato/polizia comunitaria è stato sempre ambiguo, come è ambiguo lo stato, come sono ambigue le autodefensas. C’è difficoltà a stabilire se le Autodefensas sono già o potrebbero diventare presto criminali oppure se lo stato è corrotto.

Questa è la situazione complessa messicana, in ogni caso ribadisco che il turista in tutto ciò è tutelato. è giusto quando si decide di visitare un posto, conoscere ogni sfaccettatura e vi assicuro che c’è tantissima disinformazione a riguardo. Spero di essere stato esauriente e consiglio sempre di leggere i miei articoli riguardo il Messico.

Machu Picchu: la dimostrazione dell’arte Inca



Possiamo ammirare Cuzco: capitale Incas, edificata con costruzioni in pietra a secco. I grossi cumuli rocciosi di anche 5 metri sono incastonati perfettamente l’uno con l’altro e formano monumentali strutture compatte trapezoidali. A differenza di Maya e Aztechi, le piramidi non hanno nessuna traccia di decorazione, tuttavia all’interno si trovavano rivestimenti in oro e argento.
Gli Incas costruirono le prime strade, ponti e utilizzarono tecniche innovative nella gestione dell’acqua. Furono gli spagnoli ad attribuirgli il nome Incas, poichè Inca stava per Sole, il dio che loro veneravano.
Il territorio dell’impero aveva le insolite dimensioni di 3000 km di lunghezza per soli 500 km di larghezza: un’ estensione in lungo,che partiva dal Perù, prendendo parte della Colombia, fino le coste dell’attuale Argentina. Nel periodo di massima espansione, si contava un popolo di 15000 abitanti.

Chi erano gli Incas: credenze, profezie e artigianato.

Gli imperatori

  • Nel 1200 a fondare la città di Cuzco fu Manco-Càpac e la sua sposa-sorella Mama Occlo;
  • Nel XV sec. è il nono sovrano Pachacuti (1471-1493) ad espandere prepotentemente l’impero. Dopo 4 anni di guerre rientrò a Cuzco dove lo accolsero con la massima autorevolezza, bevendo vino dai crani dei nemici.
  • Tupac Yupanqui (1471-1493) figlio del precedente sovrano, leggitimò le conquiste e portò al massimo splendore l’impero; egli conquistò Quito, gran parte della Bolivia, Cile e Argentina.
  • Huayna Càpac dopo il 1493 gestì l’impero, ma dato che nel nord vi erano spesso dispute, decise di spostarsi a Quito per mettere ordine. Ma nel 1527 morì.
  • Tre figli a lottarsi il trono: Huayna Capac, Huàscar e Atahualpa. Dopo 6 anni di guerre il secondo vinse. Questa guerra interna distrasse tutto l’impero dall’arrivo dei conquistadores spagnoli, che segnò la fine.

Credenza popolare

La leggenda narra che gli Incas uscirono dalle viscera di un monte, oppure dalle onde del lago Titicaca.

Il dio Sole che popolava questa terra, addestra un popolo e lo lascia sulla terra con la missione di riportare l’ordine in seguito alle catastrofi.

Durante la loro esistenza il popolo ha sempre venerato il loro dio, reincarnatosi nell’imperatore. Quest’ultimo si presentava al popolo all’età di 16 anni tra riti e venerazioni. Sporadicamente egli si presentava al popolo e quando questo succedeva gli abitanti si prosternavano a terra a pregare seguendo poi con riti religiosi.

Profezia Inca

Il dio Viracocha, figlio del Sole, creatore del cielo e della terra apparve a un principe reale, mentre riposava in una grotta.

Viracocha e Tiqui Viracocha erano le principali divinità inca. Il figlio del sole era considerato come lo Splendore Originario o Il signore, il Maestro del Mondo.

Si narra che fosse sorto dalle acque e che avesse creato il cielo e la terra, aveva la pelle chiara e gli occhi azzurri, era alto di statura e aveva capigliatura e barba bionde o bianche, indossava una lunga tunica bianca con una cintura in vita.

Nella grotta gli predisse rovine da parte di popoli provenienti dal Nord.

Le rivolte interne dopo la morte dell’ultimo imperatore Internamente facevano sembrare l’avverarsi della profezia. Ma proprio quest’ultima si avverò un secolo dopo con l’arrivo degli spagnoli.

Agricoltura e Artigianato

La chiave del successo degli Incas, oltre alla struttura politica, si può riassumere in 4 punti chiave:

  1. L’utilizzo di un calendario. Benchè a Cuzco non conoscessero la scrittura, facevano dei nodi a delle cordicelle per annotare informazioni. Sia per motivi religiosi, sia per l’agricoltura questo sistema molto migliorato portò all’esigenza di contare il tempo. 12 lune di 30 giorni ciascuna, con 3 settimane di 10 giorni, facevano 360 giorni. Corrispondente ai festeggiamenti e alle attività quotidiane. Successivamente a Cuzco edificarono 12 pilastri. Questi furono disposti precisamente in modo tale che ogni mese uno indicava dove sorgeva il sole e dove stava tramontando.
  2. La scoperta che sotto il manto di sabbia la terra fosse idratata da sorgenti sotterranee, ha conseguito che togliendo il primo strato di sabbia, ogni tipo di terreno poteva essere utilizzato per coltivare. Quindi più campi, più lavoro, più raccolto.
  3. Nell’artigianato gli Incas erano maestri: tessevano canapa e vigogna, decorandola anche con vari motivi e vivaci colori.
  4. La lavorazione dei metalli, di cui erano costitui sia gli oggetti ornamentali sia i boccali sia gli utensili di uso comunee anche vasi di argilla decorati con steli di mais. Questo ha agiato di gran lunga le condizioni di vita sociale, di lavoro grazie agli utensili realizzati e soprattutto nel commercio e negli scambi.

Una struttura amministrativa molto “di sinistra”

Nella società di Cuzco ognuno aveva ruoli ben precisi, c’erano degli studiosi che elaboravano statistiche e strategie di mercato, tenendo sotto controllo e gestendo gli introiti, per poi riutilizzarli per il popolo o per strutture pubbliche.

L’Impero Incas, in una parabola di meno di un secolo, raggiunse dimensioni mai toccate da altri Stati americani, rappresentando una delle migliori amministazioni politica eterogenea.

I possedimenti erano così tripartiti:

  • una sezione per i Sole, dove i prodotti servivano per mantenere il clero;
  • una parte per il sovrano che all’occorrenza ridistribuiva le ricchezze;
  • una quota per gli abitanti del Paese, ripartita in base al numero dei componenti dei nuclei famigliari.

Una struttura politico-sociale molto “di sinistra”

Nella società di Cuzco ognuno aveva ruoli ben precisi, c’erano degli studiosi che elaboravano statistiche e strategie di mercato, tenendo sotto controllo e gestendo gli introiti, per poi riutilizzarli per il popolo o per strutture pubbliche.

L’Impero Incas, in una parabola di meno di un secolo, raggiunse dimensioni mai toccate da altri Stati americani, rappresentando una delle migliori amministazioni politica eterogenea.

I possedimenti erano così tripartiti:

– una sezione per i Sole, dove i prodotti servivano per mantenere il clero;

– una parte per il sovrano che all’occorrenza ridistribuiva le ricchezze;

– una quota per gli abitanti del Paese, ripartita in base al numero dei componenti dei nuclei famigliari.

I cittadini non pagavano i loro tributi con ortaggi oppure bestiame, bensì con manodopera in favore dello stato. Lo stato quindi aveva una potenza agricola e squadre ripartite per emergenze belliche, costruzione di edifici o opere pubbliche.

Il commercio era monopolizzato dallo Stato che controllava anche gli spostamenti delle popolazioni, specie quando si trattava di etnie ribelli.