Machu Picchu: la dimostrazione dell’arte Inca



Possiamo ammirare Cuzco: capitale Incas, edificata con costruzioni in pietra a secco. I grossi cumuli rocciosi di anche 5 metri sono incastonati perfettamente l’uno con l’altro e formano monumentali strutture compatte trapezoidali. A differenza di Maya e Aztechi, le piramidi non hanno nessuna traccia di decorazione, tuttavia all’interno si trovavano rivestimenti in oro e argento.
Gli Incas costruirono le prime strade, ponti e utilizzarono tecniche innovative nella gestione dell’acqua. Furono gli spagnoli ad attribuirgli il nome Incas, poichè Inca stava per Sole, il dio che loro veneravano.
Il territorio dell’impero aveva le insolite dimensioni di 3000 km di lunghezza per soli 500 km di larghezza: un’ estensione in lungo,che partiva dal Perù, prendendo parte della Colombia, fino le coste dell’attuale Argentina. Nel periodo di massima espansione, si contava un popolo di 15000 abitanti.

Chi erano gli Incas: credenze, profezie e artigianato.

Gli imperatori

  • Nel 1200 a fondare la città di Cuzco fu Manco-Càpac e la sua sposa-sorella Mama Occlo;
  • Nel XV sec. è il nono sovrano Pachacuti (1471-1493) ad espandere prepotentemente l’impero. Dopo 4 anni di guerre rientrò a Cuzco dove lo accolsero con la massima autorevolezza, bevendo vino dai crani dei nemici.
  • Tupac Yupanqui (1471-1493) figlio del precedente sovrano, leggitimò le conquiste e portò al massimo splendore l’impero; egli conquistò Quito, gran parte della Bolivia, Cile e Argentina.
  • Huayna Càpac dopo il 1493 gestì l’impero, ma dato che nel nord vi erano spesso dispute, decise di spostarsi a Quito per mettere ordine. Ma nel 1527 morì.
  • Tre figli a lottarsi il trono: Huayna Capac, Huàscar e Atahualpa. Dopo 6 anni di guerre il secondo vinse. Questa guerra interna distrasse tutto l’impero dall’arrivo dei conquistadores spagnoli, che segnò la fine.

Credenza popolare

La leggenda narra che gli Incas uscirono dalle viscera di un monte, oppure dalle onde del lago Titicaca.

Il dio Sole che popolava questa terra, addestra un popolo e lo lascia sulla terra con la missione di riportare l’ordine in seguito alle catastrofi.

Durante la loro esistenza il popolo ha sempre venerato il loro dio, reincarnatosi nell’imperatore. Quest’ultimo si presentava al popolo all’età di 16 anni tra riti e venerazioni. Sporadicamente egli si presentava al popolo e quando questo succedeva gli abitanti si prosternavano a terra a pregare seguendo poi con riti religiosi.

Profezia Inca

Il dio Viracocha, figlio del Sole, creatore del cielo e della terra apparve a un principe reale, mentre riposava in una grotta.

Viracocha e Tiqui Viracocha erano le principali divinità inca. Il figlio del sole era considerato come lo Splendore Originario o Il signore, il Maestro del Mondo.

Si narra che fosse sorto dalle acque e che avesse creato il cielo e la terra, aveva la pelle chiara e gli occhi azzurri, era alto di statura e aveva capigliatura e barba bionde o bianche, indossava una lunga tunica bianca con una cintura in vita.

Nella grotta gli predisse rovine da parte di popoli provenienti dal Nord.

Le rivolte interne dopo la morte dell’ultimo imperatore Internamente facevano sembrare l’avverarsi della profezia. Ma proprio quest’ultima si avverò un secolo dopo con l’arrivo degli spagnoli.

Agricoltura e Artigianato

La chiave del successo degli Incas, oltre alla struttura politica, si può riassumere in 4 punti chiave:

  1. L’utilizzo di un calendario. Benchè a Cuzco non conoscessero la scrittura, facevano dei nodi a delle cordicelle per annotare informazioni. Sia per motivi religiosi, sia per l’agricoltura questo sistema molto migliorato portò all’esigenza di contare il tempo. 12 lune di 30 giorni ciascuna, con 3 settimane di 10 giorni, facevano 360 giorni. Corrispondente ai festeggiamenti e alle attività quotidiane. Successivamente a Cuzco edificarono 12 pilastri. Questi furono disposti precisamente in modo tale che ogni mese uno indicava dove sorgeva il sole e dove stava tramontando.
  2. La scoperta che sotto il manto di sabbia la terra fosse idratata da sorgenti sotterranee, ha conseguito che togliendo il primo strato di sabbia, ogni tipo di terreno poteva essere utilizzato per coltivare. Quindi più campi, più lavoro, più raccolto.
  3. Nell’artigianato gli Incas erano maestri: tessevano canapa e vigogna, decorandola anche con vari motivi e vivaci colori.
  4. La lavorazione dei metalli, di cui erano costitui sia gli oggetti ornamentali sia i boccali sia gli utensili di uso comunee anche vasi di argilla decorati con steli di mais. Questo ha agiato di gran lunga le condizioni di vita sociale, di lavoro grazie agli utensili realizzati e soprattutto nel commercio e negli scambi.

Una struttura amministrativa molto “di sinistra”

Nella società di Cuzco ognuno aveva ruoli ben precisi, c’erano degli studiosi che elaboravano statistiche e strategie di mercato, tenendo sotto controllo e gestendo gli introiti, per poi riutilizzarli per il popolo o per strutture pubbliche.

L’Impero Incas, in una parabola di meno di un secolo, raggiunse dimensioni mai toccate da altri Stati americani, rappresentando una delle migliori amministazioni politica eterogenea.

I possedimenti erano così tripartiti:

  • una sezione per i Sole, dove i prodotti servivano per mantenere il clero;
  • una parte per il sovrano che all’occorrenza ridistribuiva le ricchezze;
  • una quota per gli abitanti del Paese, ripartita in base al numero dei componenti dei nuclei famigliari.

Una struttura politico-sociale molto “di sinistra”

Nella società di Cuzco ognuno aveva ruoli ben precisi, c’erano degli studiosi che elaboravano statistiche e strategie di mercato, tenendo sotto controllo e gestendo gli introiti, per poi riutilizzarli per il popolo o per strutture pubbliche.

L’Impero Incas, in una parabola di meno di un secolo, raggiunse dimensioni mai toccate da altri Stati americani, rappresentando una delle migliori amministazioni politica eterogenea.

I possedimenti erano così tripartiti:

– una sezione per i Sole, dove i prodotti servivano per mantenere il clero;

– una parte per il sovrano che all’occorrenza ridistribuiva le ricchezze;

– una quota per gli abitanti del Paese, ripartita in base al numero dei componenti dei nuclei famigliari.

I cittadini non pagavano i loro tributi con ortaggi oppure bestiame, bensì con manodopera in favore dello stato. Lo stato quindi aveva una potenza agricola e squadre ripartite per emergenze belliche, costruzione di edifici o opere pubbliche.

Il commercio era monopolizzato dallo Stato che controllava anche gli spostamenti delle popolazioni, specie quando si trattava di etnie ribelli.

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