Diario di Bordo – 28 Luglio 2019 – Miami

Generalmente vai in un posto e casualmente incontri qualcun’altro che per le ragioni più o meno nobili di questo mondo si trova nello stesso posto e stando anch’egli dasolo, magari, può essere sollevato nello scambiare due chiacchiere con te.

Viaggiare da solo non significa necessariamente fare l’eremita.

E io dopo oltre 10 giorni negli USA, non avevo socializzato con nessuno. E questa cosa mi iniziava a pesare!

Comunque con Agosto alle porte il richiamo del mare era forte. Dopo esser passato per New York, Philadelphia, Jacksonville, mi sono fermato a Orlando un paio di notti… Ma con la mente,già da tempo, stavo già a Miami.

Orlando/Miami in bus sono 5/6 ore e io ho passato tutta la notte in un bar caraibico aspettando l’alba per salire. E quando il bus arriva, l’autista insisteva che senza biglietto cartaceo non puoi salire(l’avevo comprato online e dove cazzo lo stampavo?)
Ma io insistevo che poco mi interessava, per me puoi anche chiamare anche la polizia.

Dopo 3 ore di viaggio c’è una sosta. Mentre stavo per pagare alla cassa del market il mio caffè americano, vedo il riflesso del sole lungo il vetro e il mio autobus partire, con all’interno il mio zaino.

La strada era come questa. Ho dovuto correre per 200 metri e con la complicità di un semaforo rosso, riesco ad agguantare l’autobus e risalire.

Vabbe’, dopo un’altra manciata di ore, scendo finalmente a Miami.

È risaputo che zone caraibiche in Agosto piove sempre e Miami poco dista da queste. Ad ogni check sul meteo, il cellulare ogni giorno ti scoraggia. Ma poi non è affatto così.

Difatti era soleggiato con qualche corposa nuvola e tante belle palme alte. Decisamente figo.

Miami non è eccessivamente costoso come la mente umana può pensare e a mio avviso non è eccessivamente strabiliante come l’opinione comune lascia intendere. Tuttavia si differenzia da ogni altra città.
Mi aspettavo di spendere i miliardi a Miami, ma assolutamente… è una città per tutte le tasche.

Dopo le sciagurate avventure mi butto sul letto, tra stanchezza, fuso orario mi risveglio all’alba del giorno dopo.

La sera seduto alle sedie di legno poste fuori l’hotel incontro un ragazzo che condivideva l’hotel con me, non capivo di che nazionalità potesse essere, però il broncio che aveva era tipico dell’italiano.e mi domanda:

(GIULIO)-Dove sei diretto?
(IO)-Sto 5 giorni qui, poi vado in Colombia!
(GIULIO)-Boia,mi fa…è di Pisa

(GIULIO)-Anche io vado in Colombia. Son 5 anni che faccio avanti e dietro sull’asse Pisa/Miami/Cartagena. Con i soldi che ho speso in biglietti ci compravo un mercedes….

La mia intenzione era fare l’entroterra colombiano: Medellin, Calì, Bogota; insomma, Narcos questo ci ha insegnato…

Per cambiare e fare il percorso suggeritomi da Giulio, ad occhio e croce ci sarebbero voluti 2 mesi. Tuttavia sembrava quasi una sfida e cominciai a pensare di stravolgere un po’ i piani.

Alla fine l’ho fatto tutto in 25 giorni, 12 autobus e 4 voli interni. ma questa è un’altra storia.

Ma prima di raccontare la Colombia chiudiamo con Miami.

Io e Miami ci siamo salutati non bene.

Il giorno che dovevo prendere l’aereo, mi aspettava una camminata a piedi per prendere il n° 25. Goccia dopo goccia, in pochi secondi si scatena uno di quei temporali che quando fa in Italia levi la presa al televisore.

Risultato arrivo all’aereoporto bagnatissimo,fortuna che nello zaino avevo ancora vestiti puliti da indossare. I malanni accumulati li ho scontati il mese successivo.